IL DIAMANTE E LA SUA STORIA
Etimologia
In molti si saranno chiesti che cos’è il diamante, e quali sono le sue effettive origini. C’è molto di cui parlare. Ma procediamo per step, partendo dall’etimologia.
La parola diamante, ci arriva dal greco “Adàamanta“, accusativo di Adamas, che in un primo momento significò “Ferro Durissimo“. Solo dopo Aristotele si applicò tale terminologia alla pietra, infatti, il termine è composto dalla “a” privativa e dalla parola “Damac” che significa domare. Da qui il significato ultimo della pietra, che è “Indomabile“. Fu ripresa anche dai Romani con il nome di “Adamàntem“. Questo perchè nell’antichità, non si conosceva una materia tanto dura in grado di intaccarlo, lavorarlo o distruggerlo. Anche Plinio il Vecchio ne decantò le sue proprietà nel suo trattato “Naturalis Historia” nel primo secolo avanti Cristo, definendola la pietra più dura esistente. Possedere un diamante all’epoca, significava avere in qualche modo il potere sulla materia stessa.

La Storia
Il diamante era conosciuto sin dal 3.000 a.C. in Oriente e in Occidente fece la sua comparsa solo dopo il periodo successivo alle spedizioni di Alessandro Magno. Le storie e le leggende su questa pietra sono davvero molte, e sono sorte con il passare dei secoli e delle culture che ne sono entrate in contatto. Alcuni attribuivano al diamante proprietà benefiche per la salute, e ne consigliavano l’uso come talismano per proteggersi dai veleni, in altri casi da cattivi sortilegi, peste o altre malattie molto gravi. Altri popoli, addirittura, attribuirono al diamante qualità romantiche, infatti la credenza era che potesse rendere duraturo l’amore, ragion per cui veniva custodito con orgoglio da sposi e amanti. Il diamante, pertanto, aveva già un’ottima commerciabilità all’epoca come merce estremamente rara, anche se non a livelli di altre risorse preziose come l’oro.
Intorno al X Secolo, furono rinvenuti alcuni diamanti nel Borneo, però sfortunatamente le quantità presenti erano talmente piccole, che non diedero mai luogo ad un vero e proprio commercio massiccio di questa pietra.
Verso la fine del XIV secolo, si scoprì il taglio a Brillante, che segno l’inizio dell’utilizzo dei diamanti nella montatura degli anelli. L’inalterabilità del diamante, pertanto, fece acquisire un’altro significato simbolico, ovvero quella della fedeltà matrimoniale e di eternità nel legame amoroso. Da notare che, durante il periodo verso la fine del XIV Secolo, nacque il periodo d’oro e la fama della Città di Anversa, come città di Maestri del Diamante, seguita poi come fama da Amsterdam più avanti, in un susseguirsi emozionante di eventi.
Alla metà del 1600, Jean Baptiste Tavernier, esploratore e viaggiatore al servizio della Corona Francese sotto il Re Sole, scoprì la miniera di Golconda, nella costa ovest dell ‘India. Il Koh-I-Noor, il celebre diamante del Gran Moghul, fu trovato infatti in questo complesso di miniere. Le grandi Repubbliche Marinare di Venezia e Genova furono le storiche grandi importatrici delle miniere di Golconda.
Verso la fine del XVI Secolo, il commercio dei diamanti cominciò quindi ad intensificarsi sempre di più, soprattutto con l’arrivo dei Portoghesi nell’isola di Goa vicino all’India, e la scoperta del bacino diamantifero più grande dell’epoca. Nel 1720, furono scoperti, sempre dai Portoghesi, diamanti anche in Brasile sul fiume Jequitinhonhas.
Quando ormai in Brasile, la produzione delle miniere di diamante si esaurì inesorabilmente, nel 1866 una bambina di una famiglia di contadini emigrata in Sudafrica si trovava a giocare con una pietra scintillante che le aveva dato il fratello. Un vicino di casa la vide ed intuì che la pietra potesse essere un diamante. Così fu. Si trattava del famoso diamante “Eureka” che, anche se non era puro, diede origine ad una imponente ricerca che ebbe il suo apice tre anni dopo con uno dei più spettacolari rinvenimenti della storia, la cosiddetta “Stella del Sudafrica”, un diamante che grezzo pesava 83,50 carati, tagliato poi a forma di goccia di 47,75 carati. Iniziò così una nuova era di prosperità dei diamanti, e nacque anche il suo mercato mondiale.

Estrazione e processi di Separazione
I diamanti si trovano in giacimenti chiamati primari e secondari. I primari, detti camini Kimberlitici, avviene tramite escavazione all’interno del condotto vulcanico. I giacimenti secondari sono presenti nelle zone limitrofe dei primari, di solito costituiti da depositi alluvionali, dove, nel corso dei millenni, i giacimenti primari hanno liberato il diamante, che si deposita sul fondo dei torrenti. La quantità di diamanti estratta, è sempre stata molto esigua, e richiede investimenti davvero ingenti. Per una tonnellata di roccia scavata, si ottiene in media un carato di diamante. Ciò giustifica il costo davvero elevato di tale gemma.
La composizione chimica
Il diamante, assieme alla grafite, costituisce una delle forme allotropiche (elementi chimici che esistono in diverse forme) del carbonio: un elemento, difatti, può esistere in due o più forme fisiche, le quali essenzialmente differiscono per il modo in cui sono legati e quindi disposti gli atomi all’interno del reticolo cristallino.
Entrambi i solidi (diamante e grafite) si differenziano principalmente nel tipo di legame covalente e nella disposizione di atomi all’interno della struttura cristallina: nel cristallo di diamante, il carbonio è disposto lungo i quattro vertici di un tetraedro e TUTTI gli elettroni sono impiegati nel formare dei legami, mentre nella grafite gli atomi di carbonio sono disposti in strati di anelli esagonali e NON tutti gli elettroni formano lo stesso tipo di legame, ma vi è una coppia di elettroni in grado di formare un debole legame in direzione perpendicolare agli strati reticolari.
Questo debole legame tra gli strati di atomi, in quella conformazione particolarmente facile da individuare grazie alla caratteristica forma esagonale, giustifica l’estrema facilità con cui la grafite si sfalda (si pensi alla mina della matita, dove scrivendo non si fa altro che lasciare strati di grafite sul foglio), mentre il diamante è utilizzato per la sua proprietà abrasive, in ogni misura derivanti dall’eccessiva durezza: per sfaccettare un diamante, infatti, è necessario usare un altro diamante. La grafite può trasformarsi in diamante in determinate condizioni di temperatura e pressione, questa trasformazione vede il coinvolgimento di un processo che avviene naturalmente all’interno del mantello terrestre, dove tali grandezze raggiungono valori estremi.
Una volta formatosi nelle profondità del nostro pianeta, il diamante, riaffiora nella crosta terreste grazie ai movimenti tellurici che avvengono nel corso di millenni. In natura, le pressioni favorevoli alla formazioni di diamanti sono di 70.000 Kg/cm ed una temperatura di 2000°C, si riscontrano a una profondità pari o superiore a 150 km, in corrispondenza di “cratoni” di circa 2,5 miliardi di anni.
E’ dunque la rarità del diamante, la sua struttura atomica, a definirne la preziosità e pertanto il maggior valore in termini economici sul mercato mondiale.
